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L'
interpretazione o Idjtihad
Il mondo islamico non è un blocco monolitico, ma
ammette differenze di opinioni e di comportamenti,
pur nell'unità della fede. Il concetto che giustifica
questo è lo Idjtihad,
o sforzo interpretativo.
La questione dell'obbligo del velo si può far risalire
al 1899, quando l’egiziano Qasim
Amin sostenne che l’imposizione del velo
non è esplicitamente prevista nella "sharia"
(legge islamica), ma è stata la società ad imporlo
alla donna. Successivamente si è sviluppata una
vera corrente di pensiero femminista, espresso da
donne intellettuali islamiche.
Questa corrente rifiuta il femminismo di tipo occidentale,
e segue una via originale conciliando le istanze
religiose con una richiesta di maggior autonomia.
Secondo queste pensatrici, l'Occidente svilisce
la donna riducendola a oggetto sessuale e strumento
di consumo.
Il femminismo non risolve i problemi delle donne
e spesso li aggrava.
Le donne islamiche affermano che al contrario i
dettami islamici realizzano le donne come esseri
umani, come partner degli uomini e come madri e
figlie.
L’Islam richiede rispetto per le donne e offre loro
opportunità nell’istruzione e nella preparazione,
e anche uno spazio onorato per diventare madri,
mogli e casalinghe.
Portare il velo, in questa prospettiva, non è considerato
un limite, ma è visto come un modo per essere più
libere di vivere una vita normale, di uscire e incontrarsi
con chiunque senza il problema di essere mal giudicate.
Si veda questo frammento da un'intervista a una
donna palestinese:
"Quando ero ragazza ero senza "hidjab", dopo
il matrimonio pure senza "hidjab", dopo la partenza
di mio marito io da sola ho scelto di indossare
lo "hidjab".
Il motivo?
Per conservare la mia dignità.
Ad esempio se vado per strada la gente penserebbe
male e direbbe che mi vesto in questo modo per qualcuno.
Per questo ho scelto lo "hidjab" per non permettere
a nessuno di dire male di me..."
Debora Avolio |
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